Giovani che si prendono cura dei genitori malati, "non chiamateli neet"
- 22 Settembre 2016
- Posted by: admin
- Categoria: Caregiver familiari
Alba a 15 anni faceva da mamma a sua madre, bipolare. Viola a 17 anni correva dietro alla sua mamma alcolista. Paola, con una madre malata di tumore, si divideva tra la scuola e il lavoro per tenere in piedi la famiglia. Sono tre storie di adolescenti caregiver, che hanno dovuto crescere in fretta per assistere un genitore malato. Secondo l’Istat (dati del 2011) sono 169 mila ragazzi tra i 15 e i 24 anni (pari al 2,8% della popolazione di questa fascia d’età) che si prendono cura di adulti o anziani fragili. Di loro, però, si parla poco.
“È un mondo segreto e durissimo”, scrivono Stefania Culurgioni e Daniela Palumbo, autrici dell’inchiesta del numero di ottobre del mensile Scarp de tenis, “Caregiver. Costretti a prendersi cura”. “Teenager sacrificati alla famiglia, perché i soldi in casa sono troppo pochi per pagare un badante – scrivono le due giornaliste – . Ma anche perché, quando un padre o una madre non sono più in grado di lavorare e i risparmi sono stati erosi, non c’è altro da fare: devono pensarci loro. Sacrificando lo studio, il tempo libero, loro stessi”.
Quasi un terzo dei giovani in Italia fra i 18 e i 29 anni non lavorano, non studiano, non ricevono formazione. Sono i cosiddetti Neet (not in education, not employment, or training). Il dato è noto. Meno conosciuto, rivela Scarp de Tenis, è il rapporto molto stretto fra Neet e giovani caregiver. Scarp ha intervistato Licia Boccaletti che lavora come coordinatrice dei progetti internazionali della cooperativa “Anziani e non solo” di Carpi (Mo), che da anni promuove interventi a supporto delle persone con responsabilità di cura familiare. “Secondo il report pubblicato dal programma Garanzia Giovani (il portale di accesso a lavoro e formazione per i giovani sotto i trenta anni, finanziato dal Ministero del Lavoro), le responsabilità collegate alla cura familiare sono il primo motivo di inattività dei giovani italiani tra i 15 e i 29 anni – afferma – . Quando si parla di caregiving familiare si sottovaluta l’impatto che può avere sulle opportunità di accesso alla formazione superiore o al lavoro, per i ragazzi”.
A Carpi è stata realizzata un’indagine su un campione di 200 ragazzi, dai quali è emerso che il 20% è coinvolto nella cura di un parente malato. I caregiver adolescenti rischiano di soffrire di depressione o ansia. “Altre conseguenze possono riguardare l’isolamento sociale e l’esposizione a rischio di bullismo, fino a conseguenze fisiche come scarso sonno, problemi alla schiena, malesseri psicosomatici -spiega Licia Boccaletti-. Gli impatti possono inoltre riguardare il rendimento scolastico, fino all’abbandono precoce. Ma le conseguenze non sono solo negative: può essere un’esperienza anche gratificante e positiva purché il carico di responsabilità non sia eccessivo e non precluda la crescita evolutiva dei ragazzi e le opportunità di transizione verso l’età adulta”.
Articolo pubblicato su http://www.redattoresociale.it