PNRR e non autosufficienza: perché non basta dire che “i vecchi stanno bene a casa loro”

Il nostro Paese vive un grave ritardo strutturale sia sul versante dei servizi per la non autosufficienza, in particolare per la domiciliarità, sia sul riconoscimento del ruolo cruciale svolto dalle e dai caregiver informali nell’assistenza a lungo termine a persone care disabili o non autosufficienti.

A fianco di un necessario riconoscimento giuridico del ruolo di caregiver familiare come componente di un nuovo assetto di welfare e portatore di specifici diritti, il PNRR è una opportunità storica per effettuare gli investimenti materiali ed immateriali necessari a sostenere una nuova domiciliarità. Una domiciliarità in grado di rispondere alle esigenze della persona che necessita di assistenza e nel contempo di chi come caregiver, nel contesto domiciliare, offre supporto alla vita quotidiana con un pesante impatto sulle proprie aspettative personali, di lavoro, di relazioni. Il riconoscimento che è stato dato nel “Next Generation EU” e successivamente nel PNRR alle tematiche dell’inclusione come condizione per uno sviluppo sostenibile, ha acceso una serie di considerazioni e proposte di impiego delle risorse da parte di organizzazioni no profit, ricercatori e soggetti del terzo settore. Contestualmente diversi Ministeri hanno promosso l’attivazione di “tavoli” costituiti da gruppi di esperti. In questo quadro qui si esprimono, nella maggior sintesi possibile, alcune considerazioni frutto di esperienze sul campo, di ascolto costante dei bisogni e di confronto con caregiver familiari, operatori, istituzioni, nonché con partner operanti in altri paesi europei.

Lalla Golfarelli e Loredana Ligabue (CARER APS)

Federico Boccaletti (ANZIANI E NON SOLO scs)

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